Da un anno le attività dell’ EDAP si concentrano fortemente sulla formazione di peer educator, ragazzi e ragazze dai 14 ai 19 anni che approfondiscono alcune tematiche proprie del Centro e le ripropongono ai coetanei e alle coetanee nella propria scuola e in altre.
Attualmente abbiamo gruppi di peer che divulgano conoscenze al Centro sulle tematiche del cyberbullismo, della comunicazione nonviolenta, degli autori della nonviolenza, del terrorismo e della violenza internazionale e del razzismo.
Di seguito la testimonianza di Anisia che ha fatto esperienza di un intervento mirato alla costruzione di relazioni positive in una classe difficile e conflittuale.
Ho preso parte ad un progetto promosso dal Centro Studi Sereno Regis che mi vedeva fare interventi nelle classi come volontaria peer-educator. In concreto, ho avuto modo di relazionarmi con un’unica classe dell’I.T.E. Sella di Torino, che, a fine esperienza, potrei definire ‘difficile’ per via di controversie sue interne e di singoli elementi di disturbo che hanno contribuito, nel corso dei totali cinque incontri nei mesi di febbraio-marzo 2016, a creare un clima abbastanza teso. Difatti, nell’intero gruppo classe ho percepito una sorta di eccesso di energia, inespressa e inapplicata, che necessitava di essere sfogata fisicamente nei vari momenti di partecipazione; durante le attività che li vedevano coinvolti in prima persona, i ragazzi, quasi involontariamente, parevano aver bisogno di esagerare reazioni e movimenti, senza alcuno scopo o motivazione, per scaricare quella che sembrava rabbia e frustrazione,non direttamente generata dai temi trattati al momento.
Tuttavia, essendo forse anche io alla prima esperienza in assoluto, ho una visione abbastanza positiva del percorso educativo che vi è stato svolto, visto l’incremento progressivo -anche se a volte saltuario- dell’attenzione e della partecipazione alle attività didattiche proposte. Una parte massiccia della classe, all’inizio riluttante e schiva nei confronti di regole e codici, ha maturato una maggiore, anche se in minima parte, coscienza di sé e dello spazio circostante, composto non solo da una singola unità ma da una pluralità eterogenea. Nel complesso, viste anche le mie difficoltà di ‘novellina’ alle prime armi, sono rimasta sorpresa del ruolo d’autorità che mi è stato automaticamente riconosciuto fin dal primo incontro ma anche, nello stesso tempo, sono rimasta stupita dalla facilità con cui l’attenzione e il rispetto reciproco – fatto anche di ascolto- siano venuti meno, non appena si è presentata l’occasione di distrarsi e/o distrarre il vicino.
Perciò, credo fermamente che questi incontri, seppur facilmente ad un primo sguardo definibili infruttuosi, non siano stati inutili: vedersi impartita (propinata) una lezione o una morale è molto diverso dall’assimilarla; così credo che almeno un seme di collaborazione, partecipazione attiva e capacità di convivere pacificamente sia stato almeno gettato, in un ambiente ostile e disinteressato al vederlo crescere, certo, ma almeno questo primo tentativo ha potuto mettere le basi per un più fertile apprendimento futuro. Ora, sta a loro coglierlo.