
Ludopedagogy: Play to Change the World è un progetto che riscopre il potere del gioco nell’educazione non formale in particolare nella promozione della partecipazione e della cittadinanza attiva di giovani e adolescenti con minori opportunità.
La ludopedagogia è un approccio che nasce negli anni ’70 in Uruguay come forma di risposta alla dittatura, proprio dall’esperienza di un gruppo di giovani, che facendo loro la filosofia dell’educazione popolare di Paulo Freire e la psicologia sociale di Rio della Plata, cominciano a usare il gioco per esistere e re-sistere.
L’Inclusion and Diversity Strategy in the field of Youth già nel 2014 sottolineava l’importanza dell’investimento delle azioni del programma su giovani con minori opportunità.
Sono quindi 3 le dimensioni della ludopedagogia interessanti per l’educazione non formale:
- È una metodologia innovativa di cambiamento politico e intervento sociale e comunitario per uno sviluppo umano sostenibile ed è tanto più innovativa nell’ambito giovanile. Meglio conosciamo la situazione da cambiare più strategie possiamo proporre per il cambiamento, quindi, conoscere per trasformare e giocare per conoscere.Il vissuto del gioco crea una realtà concreta, la chiamiamo “realtà ludica”, il “facciamo finta che…” ha la capacità di produrre conoscenza e intervenire nel reale. Il gioco favorisce il pensiero divergente, tutti elementi fondamentali per promuovere forme di attivismo civico e di partecipazione democratica.
- Supera le differenze culturali, il gioco, infatti, è una dimensione pre-culturale, ovvero oltre a riguardare l’umanità tutta, e anche moltissime specie animali, è una dimensione che esiste prima della cultura stessa, anzi alcuni autori (Bruner, Lorenz) ritengono che la cultura sia nata proprio dal gioco e che il gioco costituisca il pattern caratteristico dell’”Immaturità” e serve per tener viva la nostra dimensione immatura, ovvero ancora quella in evoluzione e cambiamento. La ludopedagogia promuove un linguaggio universale, il gioco crea lo spazio di incontro con l’Altro, uno spazio sospeso al di là di stereotipi, pregiudizi e discriminazioni.
- Promuove il cambiamento di atteggiamenti e di comportamenti a partire dal riconoscersi e dal conoscere alcuni aspetti capacità e potenzialità, degli altri e del nostro io che di solito non ci permettiamo di far emergere, ovvero lavora sia con le capacità e potenzialità visibili che con quelle nascoste; rappresenta quindi un linguaggio interessante per i giovani con minori opportunità, nello specifico, in questa progettualità ci focalizziamo con giovani a contatto con forme di violenza diretta, culturale e strutturale.
Il progetto si struttura in 3 azioni (formazione degli operatori giovanili, scambio giovanile e seminario) che rappresentano i 3 passi fondamentali di azione nel lavoro giovanile: l’acquisizione di nuove competenze da parte degli operatori giovanili, la messa in pratica nel lavoro con i giovani, la riflessione educativa per la costruzione di buone prassi disseminabili.
Gli obiettivi del progetto sono quindi molteplici, differenziati per target e consequenziali e sono:
- Promuovere lo sviluppo professionale di operatori giovanili che lavorano in contesti interculturali, marginali o caratterizzati da alto tasso di violenza;
- Dare l’occasione ai partecipanti youth workers di approfondire l’approccio della ludopedagogia da una prospettiva multiculturale;
- Promuovere uno sviluppo personale degli operatori giovanili: ci si mette in gioco per primi per far sì che altri giochino con noi, i nostri giovani in particolare;
- Applicare gli apprendimenti acquisiti in un contesto internazionale, coinvolgendo i propri giovani e confrontandosi con i propri pari;
- Coinvolgere giovani in alcuni casi con minor opportunità, in altri casi più difficili da raggiungere;
- Promuovere nei giovani la conoscenza di se stessi e degli altri, superare le barriere linguistiche e pregiudizi riconoscendosi in un bisogno comune, quello di giocare; promuovere lo sviluppo personale
- Offrire ai giovani, attraverso il gioco, l’opportunità di esperire e riflettere sui fenomeni complessi che li circondano con linguaggi diversi da quelli cognitivi/razionali e nello spazio del “fare finta di…”sperimentare soluzioni e alternative; coerentemente con una visione della società volta al cambiamento, creare uno spazio in cui esercitare cittadinanza attiva.
- Promuovere la riflessività degli operatori giovanili e dei giovani sulle proprie esperienze di apprendimento e la loro messa a sistema nel proprio contesto di vita e lavorativo, nonché la disseminazione di approcci innovativi ed efficaci nel lavoro giovanile.